Conoscere il sake. Come servirlo. Come gustarlo

Tutto quello che c’è da sapere su come servire il sake, la bevanda nipponica più famosa nel mondo.

Viviamo in un mondo senza frontiere e anche quelle del beverage sono state abbattute. Possiamo degustare tutto il sapore di bevande esotiche stando comodamente seduti al ristorante o a casa nostra. È questo il caso del sake.

La più famosa bevanda alcolica giapponese ottenuta dalla fermentazione del riso in zucchero è un must. Presente nelle offerte di ristoranti e locali nostrani, non più solo cinesi e giapponesi. Questa bevanda alcolica tipicamente giapponese si ottiene grazie all’azione del koji kin, un fungo che rende possibile la fermentazione del riso. I suoi enzimi infatti convertono gli amidi in zuccheri. La storia del sakè è piuttosto avventurosa. La produzione del sake subì infatti un arresto durante la seconda guerra mondiale per poi riprendere fino a raggiungere l’apogeo odierno.

Scopriamo insieme le diverse tipologie di sakè giapponese, disponibili in differenti gradazioni alcoliche.

Un vero Trend

Il sake è sempre più presente

Un vero trend stake, sostenuto dalla inaspettata versatilità del prodotto, ottenuto dalla fermentazione di acqua e riso e spore koji.

Infatti si può servire il sake sia caldo sia freddo. È possibile accompagnarlo, non solo alle classiche pietanze della cucina giapponese, sushi o sashimi, ma anche ai piatti della nostra cucina. Rendendolo così il protagonista di una cena al ristorante o di un aperitivo in compagnia.

Scopriamo i diversi tipi di sake

E come servirli

Per chi non li conoscesse, i diversi tipi di sake, sono suddivisi in nove categorie in base agli ingredienti, al grado di raffinazione del riso e al contenuto alcolico. Sono più di una infatti le varietà di riso utilizzate. Ogni categoria rispecchia delle caratteristiche specifiche di profumo e sapore. In alcuni casi si ricorre all’ aggiunta di alcol per ottenere gradazioni maggiori. Quindi, oltre al comune sake, il vino di riso da tavola, detto Futsu-shu, abbiamo i sake premium Junmai, Honjozo, Tokubetsu Honjozo, Tokubetsu Junmai, Ginjo, Junmai Ginjo, Daiginjo e Junmai Daiginjo.

Il modo più tradizionale di bere il sake vero e proprio è caldo. La temperatura suggerita, a seconda delle tipologie, è tra i 40° e i 50° C. Ma la maggior parte dei sake può essere degustata a temperatura ambiente, intorno ai 16-18° C. La preparazione consiste nell’immergere il tokkuri, un piccolo recipiente solitamente di ceramica, in una pentola di acqua calda, facendogli raggiungere la temperatura corretta in modo indiretto, delicato, che non ne turbi gli aromi.

Mentre i Ginjo e i Daiginjo e Daiginjo – cioè le qualità più delicate e fruttate dei sake – vengono serviti freddi, a una temperatura compresa tra i 5°-10° C.

Tokkuri e ochoko o bicchieri?

Tradizione e innovazione

Il sake si può versare ai commensali sia seguendo l’usanza nipponica, in piccole tazzine in porcellana chiamate ochoko, oppure in bicchieri di vetro. Pur essendo meno tradizionale, il vantaggio di usare il bicchiere di vetro consiste nella possibilità di degustarlo nel modo più completo, osservandone anche le sfumature cromatiche.

Cocktail sake

La versione più trendy

Ma oggi si è andati anche oltre la tradizione, utilizzando sempre più spesso il sake come base per nuovi ed esotici sake cocktail dove ogni regola decade sia sul servizio sia sulla presentazione. Questo a dimostrazione di come il sake sia un prodotto versatile in grado di portare sia la tradizione sia la novità nell’offerta del vostro locale, ristorante o negozio.

Per assaporare il Giappone

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