Ramen

I ramen non sono solo un piatto tipico della cucina giapponese: sono un mito, un’icona della cultura nipponica.

Tanto da avere un museo a loro dedicato a Yokohama. Qui i visitatori possono ammirare perfino una riproduzione in scala reale di alcune strade della vecchia Tokyo negli anni ’50, il periodo del ‘boom’ dei ramen. Nel museo, che racconta la storia dei ramen e mostra in quanti infiniti modi si possano cucinare, ci sono ben nove ristoranti che permettono di assaggiare le specialità delle diverse regioni.

I ramen sono una pasta a base di frumento che assomiglia ai nostri tagliolini. Possono essere larghi o sottili, più o meno lunghi, lisci o arricciati…

Sono fatti con acqua, sale e kansui, una speciale acqua minerale alcalina che conferisce loro il colore giallo e che in alcune ricette è sostituita dall’uovo. Sono immersi in un brodo a base di carne o pesce, oppure entrambi, insaporito in genere con salsa di soia o miso, serviti con ‘guarnizioni’ diverse a seconda delle ricette – come uova, germogli di soia, cipollotto, mais, lonza di maiale, bamboo, alga wakame o alga nori – e conditi con pepe, burro, semi di sesamo, aglio schiacciato. Shio ramen, tonkotsu ramen e shōyu ramen sono le tre ricette più comuni mutuate dalla cucina cinese, in cui a variare è l’ingrediente principale che dà sapore al brodo. Il sale, con l’aggiunta di pollo, verdure, pesce e alghe marine, negli shio ramen; nei tonkotsu ramen le ossa di maiale, che danno al brodo una consistenza più cremosa; la salsa di soia negli shōyu ramen. Di origine giapponese è invece la ricetta dei miso ramen, perfezionata nell’isola di Hokkaidō negli anni ’60. Qui è il miso a dare carattere al brodo, e per assecondarne il gusto si aggiungono ingredienti saporiti come mais, burro, cipolle, aglio tritato, maiale macinato, germogli di fagioli, porri, cavoli, semi di sesamo e frutti di mare locali. Questi sono solo i quattro piatti tipici, le varianti regionali sono numerosissime.

Importati dalla Cina nel secondo dopoguerra, i ramen sono ormai un prodotto giapponese a tutti gli effetti. Ogni regione ha infatti sviluppato le proprie specialità e ogni ristorante custodisce gelosamente i segreti delle proprie ricette.

In Cina nella prima metà del secolo scorso erano serviti nei ristoranti o nei chioschi per strada, accompagnati da un brodo insaporito con sale e ossa di maiale e guarniti con ingredienti diversi. Furono i soldati giapponesi che avevano combattuto in Cina durante la seconda guerra mondiale a portarli in patria, dove infatti per alcuni anni vennero chiamati shina soba – soba cinesi, appunto – per poi prendere il nome giapponese di ‘ramen’ negli anni “50. Anche grazie alla farina importata a basso costo dagli Stati Uniti, ebbero subito una grandissima diffusione, diventando uno dei piatti preferiti dai giapponesi. Ora in Giappone si vendono ovunque: nei ristoranti, nelle bancarelle ambulanti, negli izakaya – locali dove si beve e mangia – e nelle sale di karaoke, ma i più buoni li troverete nei ramen-ya, i ristoranti specializzati.

Cucinare i ramen non è impresa facile. E’ soprattutto il brodo a richiedere molto tempo perché i numerosi ingredienti vanno fatti bollire a lungo, ed è per questo che a casa i giapponesi usano prevalentemente le preparazioni istantanee: basta versare l’acqua calda sui ramen già pronti e in pochi minuti il piatto è servito.

Un sondaggio di qualche anno fa ha decretato che i ramen istantanei sono la migliore invenzione giapponese del XX secolo. La rivoluzionaria trovata risale al 1958 e si deve a Momofuku Ando, che, con l’intenzione di realizzare un prodotto che si potesse mangiare facilmente, in ogni momento e ovunque, inventò una pasta che doveva solo essere tolta dalla scatola e immersa in acqua bollente. Considerati al loro esordio sul mercato come un piatto di lusso, perché più costosi di quelli che si potevano comprare fuori casa, e ritenuti dall’industria giapponese del cibo un’invenzione senza futuro, i ramen istantanei furono dapprincipio sottovalutati. Mai pronostico fu meno azzeccato. Si diffusero invece molto velocemente in tutto il paese, e non solo. L’azienda fondata da Momofuku Ando, la Nissin, negli anni ’70 portò i ramen istantanei negli Stati Uniti e poi nel resto del mondo. Ed è un po’ anche grazie a lui che, se siete amanti della cucina giapponese, potete trovare i ramen non solo al ristorante – e non è così semplice qui da noi, non tutti li cucinano –, ma anche nei negozi di alimentari specializzati. Un’ultima curiosità: i ramen hanno superato i confini del pianeta terra. Nel 1995 infatti a bordo dello Space Shuttle Discovery sono stati portati gli Space Ram, speciali ramen creati dalla Nissin che possono essere mangiati anche nello spazio.

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